Ai piedi dei Sibillini, in una delle tante pieghe del territorio delle Marche, la valle dove scorre il Tenna, nei pressi di Amandola, provincia di Fermo c’è il Lago di S.Rufino.
Insomma “poco lontano” ma per adesso inaccessibile a causa del virus, niente però vieta di programmare, prevedere, immaginare e anche un po’ sognare cosa e dove andare quando si potrà. Per me c’è più di un motivo per andare al Lago di S.Rufino; un lago artificiale, non un granché, ma ha creato attorno a sé un paesaggio verdissimo e piacevole, e questo è il primo motivo di interesse.
Sulle sponde del lago poi ci sono due ristorantini dove in ambienti semplici ma gradevoli si possono mangiare cose semplici e gradevoli, molto marchigiane, un po’ montanare, dove non si bada molto all’impiattamento, ma al sapore sì. Aggiungo che se è estate c’è la possibilità di fare la siesta sul prato in riva al lago. E questo è certamente il secondo motivo di interesse.
Non basta perché c’è la natura, la gastronomia ma anche la cultura: a poche centinaia di metri c’è l’Abbazia dei Santi Ruffino e Vitale, un monumento di grande interesse storico e artistico. Per anni è stata chiusa a causa dei terremoti frequenti che tormentano queste contrade.
Una delle ultime volte che siamo stati da quelle parti ho notato del movimento: gente che usciva dalla messa domenicale. Mi sono precipitata all’interno finalmente accessibile.
Ha una storia nobile e molto antica in quanto il complesso abbaziale è sicuramente uno dei più antichi insediamenti benedettini di questo territorio. Le sue origini risalgono probabilmente al VI secolo, è di stile romanico, ma ha subìto nei secoli costanti restauri che ne hanno praticamente cancellato la forma primitiva
“La planimetria della chiesa è alquanto articolata per la presenza di una cripta su cui poggia il piano presbiteriale e un tempio ipogeo a livello catacombale (che non ho potuto vedere). “La facciata rimaneggiata, si compone di un portale ai cui lati sono ricavate due finestre mentre quella che sovrasta la porta è stata aperta nel XVIII secolo.

interno verso l’uscita: il custode mi sta aspettando per chiudere!
La chiesa superiore, romanica, si articola in tre navate distinte da colonne di cui la centrale ricoperta da capriate e le laterali, in origine, da crociere; un alto presbiterio è accessibile mediante una recente scalinata centrale, mentre ai lati due aperture conducono alla cripta sottostante.
La cripta, scavata nell’arenaria e con volte a crociera, è suddivisa in cinque navate. Sul perché sia stata costruita la cripta e del suo utilizzo non si hanno notizie ma si suppone possa essere stato un luogo di culto pagano, una grotta eremitica, un’area sepolcrale paleocristiana o una sala termale di epoca romana per la cura delle malattie della pelle vista la presenza di acque sulfuree in zona.

la cripta con l’altare e il passaggio sotto l’urna del Santo

uno dei capitelli con la decorazione a foglia

capitello con decorazione: una croce e una colomba (?)
Sotto l’altare della cripta sono conservate le reliquie di San Ruffino e sotto di queste si trova un foro che la tradizione popolare vuole che i malati di ernia debbano attraversare a carponi per tre volte, invocandone la guarigione
“È rimasta inalterata la zona presbiteriale caratterizzata da un abside principale scandita da paraste e terminante in alto con una cornice composta da beccatelli e denti di sega. Un’absidiola coeva chiude a destra l’originario impianto romanico.
Lungo il fronte sud si sviluppa il convento disposto su due piani di cui quello superiore adibito alle celle monastiche; racchiude un cortile centrale con unico ingresso esterno nella parete est; la torre quadrangolare del XIII secolo, di cui un restauro è documentato nel 1429, permette il collegamento fra il convento e l’edificio religioso; nel prospetto est è ancora visibile lo stemma del Comune di Amandola.” (elaborato da: GuidAmandola – Scoprire la citta’, vivere l’ambiente)

lo stemma di Amandola sulla torre
L’Abbazia ha nel nome due Santi, ma di uno, S.Vitale, forse un soldato romano convertito e martirizzato, la gente del luogo quasi non si ricorda mentre è popolarissimo S.Ruffino, un santo contadino, uno di loro!
Nell’ambiente rurale vicino al complesso monastico, all’inizio del ‘300, si affermò il culto di San Ruffino, invocato da chi soffre di ernia e festeggiato il 19 agosto con un enorme concorso di fedeli. Non ci sono documenti che parlano di questo santo ma la tradizione popolare racconta che era un giovane contadino del luogo che in una sola notte arò più di cento moggi di terra con grande fatica a beneficio dei contadini.
Sotto le reliquie dell’altare della cripta esiste un foro da attraversare a carponi per tre volte invocando con fede la guarigione dell’ernia.
Mentre visitavo la cripta sono stata raggiunta da una signora che mi ha raccontato che, quando era ragazzina anche lei aveva eseguito il rito del passaggio sotto le reliquie del santo, si ricordava che era stato faticoso e anche doloroso e aggiungeva “Però dopo davvero non ho avuto male alle ossa”
Davvero la fede opera miracoli !

un dettaglio del paesaggio attorno