Non ho saputo resistere alla battuta sciocca, ma l’argomento di oggi è proprio andare a Caso, frazione del comune di S.Anatolia di Narco.
Dalla strada che da Vallo di Nera va verso Monteleone di Spoleto si intravede per un attimo un gruppo di tetti e poi più niente perchè la strada passa appena più in alto ma il dirupo è tale che il paese resta nascosto. Sappiamo però che c’è e andiamo. Caso e il suo castello ci accolgono nello splendore di un bel sole che incendia le pietre e si capisce subito che è bello, vale davvero la pena.
La prima cosa che si vede infatti è un portale di bella pietra scolpito con lo stemma e di seguito altri archi, altri portali. Miracoli di queste montagne umbre, che sembrano remote e selvagge perchè oggi sono solitarie, ma sono state un crocevia di viandanti, pellegrini, commercianti, pastori, greggi e armenti. E i traffici si sa portano prosperità che resta fissata nelle pietre delle belle costruzioni e soprattutto dei bei portali, eleganti in modo inaspettato.
All’ingresso ci accolgono la fontana e l’abbeveratoio e poi una piazza coperta che si affaccia con grandi arcate sul panorama della valle con il grande piano delle Melette che ha nutrito per secoli la gente di Caso.
Un accogliente ombra sotto alla quale un abitante sosta a godersi il fresco… e a raccontarci che a Caso ormai sono così pochi, meno di venti, e questo è molto triste.
Caso, costruito da Spoleto per difendere la popolazione delle vallate dalle scorrerie dei Saraceni (giuro, arrivavano fin qua!) è un po’ qui, in queste foto, che rappresentano un po’ delle sue scalette, dei suoi passaggi coperti, dei suoi archi, dei suoi portali… Un po’soltanto, ma Caso è da camminare con calma e senza affannarsi perchè camminare qui è faticoso, di salite ce ne sono… è un paese di montagna.
Un tempo passava di qui uno dei percorsi che univano le valli del Nera e dello Spoletino e forse a questo passaggio di convogli di viaggiatori si deve il “miracolo” celebrato nella piccola e solitaria chiesa di S.Cristina appena fuori dell’abitato.
È coperta di bellissimi affreschi, anche loro di inattesa qualità per un luogo così appartato, ma uno è eccezionale per il tema: una Madonna a cavallo, iconografia rarissima e per di più questa Madonna cavalca alla mascolina, cioè a cavalcioni… scandalo!
L’immagine riporta una donna elegantemente vestita, anzi con caratteri orientali nell’abbigliamento. L’iscrizione dice: in quistu ppiu locu apa(r)ve La Vergine Maria e questa fo(r)ma che sta. depe(n)ta a Che cavallo et chamo quistu mamulu et poi scavalco et piato lu benedisse
che sarebbe: in questo pio luogo apparve la Vergine Maria nella forma che è dipinta a cavallo e chiamò questo bambino e poi scese da cavallo e lo benedisse.
Diciamo che come miracolo pare un po’ modesto… tanto che in molti ritengono che forse si trattò del passaggio di una ricca elegante dama che con la sua bellezza e anche la sua cortesia stupì così tanto il bambino che la vide passare che a questo poverino sembrò la Madonna… Cose che potevano capitare all’epoca.
Camminando per Caso si trovano, trattati con rispetto, i segni della vita passata, come questi aratri antichi o la lunga scala protetti sotto un arcata o il “travaglio” per la ferratura dei cavalli,
ma tanti sono anche i segni della vita di oggi: le piante fiorite, i minuscoli giardini ricavati fra i sassi e l’orticello minuscolo per le verdure fresche.
e, a simboleggiare il fatto che sebbene pochi gli abitanti di Caso sono comunque una comunità, ecco il forno comune, protetto sotto uno degli innumerevoli passaggi coperti
C’è da tornare e questa volta non per caso…
Post scriptum : Nel cercare notizie su Caso mi sono imbattuta in questa antica preghiera ancora ricordata dalla popolazione che in una ibrida commistione di latino ecclesiastico e di parlata locale recita così: A fulgure et tempestate/ A flagello terremotus/ A peste, fame et bello/ libera nos, Domine./ S. Cristina su capo le Campore/ fa venì bene le nostre mandolde le melucce roscette “ncò/ (litania)/ te rogamus andi nò.”
dove la salvezza dalla peste e il raccolto delle mandorle e delle melette sono messi sullo stesso piano! Tempi duri…
bello!