Ancora in giro, per le antiche strade…
A me succede che mi prende la nostalgia di una strada che una volta la facevamo sempre e poi hanno fatto l’autostrada o la galleria o… qualche altra innovazione più sicura e veloce e di lì non si passa più.
Mi capita perché, dato che non guido, guardo e finisco per conoscere abbastanza bene i paesaggi, i particolari, le casette, i borghi, quei cespugli, quella macchia di querce…
E così, se è possibile, se ancora esiste quella strada benché “dismessa ” andiamo a volte a visitarla, come si fa con un paese in cui si è abitato o un monumento o dei vecchi amici.
Per decenni andare in Umbria o a Roma insomma verso ovest per noi marchigiani dell’anconetano significava fare il valico di Fossato.
Una bella serie di curve tornanti a salire e altre, anche di più, di là, a scendere.
In cima una sella con un grande prato, una croce, un bel termine che indica l’inizio della Strada Clementina e un gran vento. Con le nostre figlie piccole abbiamo tante volte giocato a sederci sul vento e non a caso lì vicino ci sono le prime pale eoliche sperimentali installate decenni fa.
Un amico che faceva il camionista racconta di viaggi epici specie in inverno con le curve strette ripide e ghiacciate e il camion pesante che rischiava di bloccarsi nel tornante o anche di finire fuori, addirittura dice che facevano i convogli per spingersi o tirarsi su in caso di guai.
Adesso si viaggia comodi, hanno fatto la galleria, benedetta, si passa sotto e via, verso Osteria del Gatto, Fossato, Roma, Assisi, Gubbio… dove ti pare.
Dopo almeno vent’anni ci siamo tornati in gita: mèta il valico di Fossato.
La strada è abbastanza buona, solo le erbe dei fossi laterali e le siepi stanno un po’ invadendo la carreggiata. Una volta lassù il prato verdissimo c’è ancora, i crochi fioriti anche e anche il vento. Il miliario è diventato illeggibile, ma coloratissimo per i licheni che lo coprono.
Al posto del crocifisso che c’era, molto semplice, austero e arrugginito c’è un Cristo nuovo, che scopro essere stato addirittura restaurato più volte e che porta preghiere molto sentite
IL CROCEVIA
Siccome però ho la passione delle “antiche strade” cerco la storia di questo itinerario che io stessa durante la mia vita ho visto trasformarsi da percorso inevitabile e importante a strada fuori mano, adatta tuttalpiù per una passeggiata estiva.
Così ho saputo che questo è uno degli itinerari più antichi per passare dal centro Italia alle Marche e al mare, addirittura un itinerario che ha un nome “ab Helvillum ad Anconam”come dire “da Fossato ad Ancona” che gli hanno dato i romani, nell’Itinerarium Antonini, una specie di guida per viaggiatori d’epoca.

nella cartina antica al centro la Flaminia e , dopo il rilievo di Fossato, il diverticolo che curva a destra ed è la nostra strada, per il valico.
Per scavalcare l’Appennino, carta alla mano, qui è più facile perchè i pendiì sono meno alti e scoscesi e sono più numerosi i possibili diverticoli. Infatti una volta scesi verso est si può proseguire per almeno quattro direzioni: verso Sassoferrato e Cagli, verso Fabriano e la Valle dell’Esino e di qui poi ad Ancona, verso Campodonico Pioraco e Macerata e ancora verso Nocera Umbra dall’altra.
Un autentico crocevia questo valico che nei secoli ha avuto vicende alterne a seconda delle vicende storiche.
A volte in auge, altre abbandonato e poi dimenticato. Ma sempre ripreso perché è una specie di ponte fra i territori separati dalle cime dei monti.
Forse però c’è un motivo in più a fare del Valico di Fossato un luogo profondamente significativo.
Nel 1347 in un documento in cui si stabiliscono i confini fra Fossato e Fabriano piantando un cippo confinario (un altro) si indica questo luogo come quello
” ubi consuevit per antiqua tempora fieri iustitia “
cioè
“ove era consuetudine nei tempi antichi amministrare la giustizia”
I tempi antichi di cui si parla sono evidentemente quelli prima dell’arrivo dei Romani, quando qui vivevano le genti italiche e picene

L’immagine rappresenta un reperto piceno. Si tratta di un coperchio bronzeo con guerrieri, un aratore, un agricoltore che danzano intorno ad un totem.
(perché in seguito i romani amministravano la giustizia nei luoghi abitati, dunque ad Helvillum…).
Queste antiche genti ancora in assenza di Stato e di Leggi sentivano già il bisogno di stipulare patti sotto la garanzia di qualche divinità.
Non era nata un’identità comune, ma già sentivano il bisogno di trovare un modo per non dovere sempre e soltanto ricorrere alla violenza per risolvere le contese.
Salivano qui e in questa sella che separa e insieme, anche, unisce due versanti e quindi anche due popoli, al cospetto delle forze della natura, stipulavano i loro patti e facevano così da levatrici alla Legge e al Diritto.
Una consuetudine che nel 1300 a distanza di più di mille anni ancora la gente ricordava.
Per me è un motivo in più per tornare lassù ubi consuevit per antiquo tempora fieri iustitia …
Del resto anche questi segnali religiosi come le croci, le statue, le lapidi con le invocazioni indicano che questo è un luogo in cui, da sempre, “alita lo spirito”.