uno dei murales più efficaci accoglie i visitatori (foto dal web)
uno dei murales più efficaci accoglie i visitatori (foto dal web)

Una delle tante pieghe dell’Appennino marchigiano, lungo il fianco occidentale del Monte S.Vicino che con il suo profilo a “tenda” segna per tanta parte il nostro orizzonte. Il paesaggio è verdissimo e fiorito (è maggio!) e noi seguiamo una freccia che dice “Braccano paese dei murales”, una freccia letta mille volte e mai seguita: oggi tocca a lei.

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Il paese, diciamolo, non è niente di particolare, sono modeste case a borgo che fiancheggiano le strade partendo da un incrocio dove un tempo si incontravano itinerari importanti per l’economia di questi territori, di montanari, legnaiuoli, pastori, carbonai. Anche la storia non aiuta Braccano: la sua origine è modesta e anche abbastanza recente dunque niente mura, rocche, castelli, palazzi, portali…

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Ma gli abitanti non si sono persi d’animo: se le emergenze architettoniche e artistiche non c’erano loro se le sono inventate. Nel 2001 l’Amministrazione Comunale (guidata a quanto pare da un Sindaco esperto di arte contemporanea) si inventa i murales commissionandoli alle Accademie di belle arti. Gli studenti di quella di Macerata, di Brera, di Urbino cominciarono così a colorare le pareti delle modeste – spesso modestissime – case, granai, legnaie… Mi viene da dire che la cifra di Braccano è la modestia: un borgo modesto, dei murales che spesso non sono dei capolavori, ma che nella loro varietà e quantità, offrono di tutto, dal più semplice e naif a quello sofisticato e raffinato…

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Insomma passeggiare per Braccano è piacevole e divertente, si va un po’ alla caccia di questa o quella immagine, a vedere cosa c’è qui… e intanto si cammina su stradine tranquille, verdissime e fiorite, fra case che sono curate e decorate in modo quasi maniacale… Non sempre è il buon gusto a vincerla, ma è evidente la determinazione a rendere la propria casa speciale per fioritura o decorazioni, oltre ai murales.

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Che poi non è del tutto vero che non ci sono emergenze particolari: una targa su un muro ricorda che la storia e la cultura hanno avuto casa da queste parti. Infatti a portata di mano, a pochi chilometri da Braccano con una piacevole camminata su una strada verdissima si raggiunge quello che è rimasto dell’antica abbazia di Roti

Versione 2

L’ordine religioso dei Benedettini s’insediò nella zona già intorno all’ XI, XII secolo, ma notizie dell’Abbazia ce ne erano di molto precedenti. Doveva essere fiorente nel 1311 se gente di Matelica, Jesi e Cingoli, comuni ghibellini alleati, assaltò il monastero, né asportò preziose suppellettili e arredi sacri.
E nell’abbazia di Roti, nel 1463, fu nominato abate commendatario Bartolomeo Colonna da Chio, famoso umanista e copista che come tanti in fuga dall’impero bizantino in dissoluzione sotto la spinta turca, era approdato ad Ancona e poi a Matelica. Qui in questo monastero nascosto fra i monti poté continuare i propri studi e anzi arrivare a sperimentare la stampa che stava nascendo, come ricorda l’epigrafe.

Abbazia di Roti
Abbazia di Roti

Ma il declino era prossimo: nel XVI secolo era ormai esaurita ogni presenza monastica, anche se la chiesa era officiata «pro devotione et commoditate laboratorum» a dimostrazione quindi che le terre erano ancora coltivate e gli edifici abitati dai coloni fin negli ultimi anni del ‘500.  Adesso, dopo essere stata più volte rimaneggiata e stravolta è un rudere che conserva tuttavia il suo fascino a cui si aggiunge quello del suo passato: sembra che la struttura sia stata anche dimora e rifugio per il famoso e misterioso Ordine dei Templari, diverse “croci di Malta” sono presenti sopra le porte rimaste ancora in piedi.

E se non bastassero i murales e la storia di Roti c’è anche la bellezza naturale che si esprime in forre e cascate spettacolari nella  Gola di Jana  meta di appassionati camminatori.

Insomma Braccano, paese modesto e con poche attrattive è una meta affascinante e piacevole senza dimenticare che per poter camminare bisogna anche mangiare e bere e si può farlo con piacere al ristoro che naturalmente si chiama “murales”!

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