Siamo capitati qui a Morano Calabro un po’ per caso, stanchi della lunga trasferta da Milazzo… Per fermarci cercavamo, come sempre facciamo, un posto appartato, piccolo ma non troppo, dove ci fosse da guardarsi attorno.
È stato così che ai piedi del Pollino ci siamo fermati a Morano Calabro, incantati dalla sua forma che sembra quasi inventata: un cono perfetto tutto ricoperto di casette, che girano tutto attorno… e in cima un rudere medievale.
Qui tutto è un po’ speciale: troviamo da dormire qui, a Villa San Domenico una casa signorile del settecento, molto bella, circondata da uno splendido giardino, con le stanze, poche, arredate con i mobili di inizio novecento.
Si pranza nella sala da pranzo che assomiglia a quella di una casa signorile dell’epoca e il cibo è molto gradevole. Sembra di essere ospiti dei padroni di casa anziché dei clienti di un albergo.
Andare in giro per Morano è non è proprio uno scherzo: il cono di case che è così bello da vedere è però faticoso da vivere. Salite, salite, vicoli e soprattutto tantissime case sbarrate e tantissime cadenti. Le strade sono strette, avvolte come un gomitolo, gli slarghi sono rari e così gli avventori del Bar Sport hanno a disposizione all’aperto un solo tavolino e per di più “sospeso”. Bisogna fare attenzione che sennò si finisce sulla strada sottostante…
Se guardo alla pagina di Wikipedia capisco il perché di tante case vuote e spesso cadenti: dal 1891 al 1931 la popolazione è addirittura dimezzata. Nello stesso periodo, per esempio, c’è un gruppo di 200 famiglie (duecento famiglie… potrebbero essere stati più di un migliaio di persone…) che parte per il Costa Rica allora un paese scarsamente popolato…
È per questo che Morano è gemellato con una quantità di città dell’America latina (una delle più recenti Porto Alegre in Brasile) dove ci sono anche tante vie intitolate a moranesi che si sono fatti onore e hanno fatto fortuna.
Tutti emigrati e allora emigrare voleva dire andarsene per sempre perché si andava oltreoceano: “…affrancati da un destino terribile si avviavano, seppure su una strada irta di sofferenze ed umiliazioni, verso un avvenire di soddisfazioni, ma pur sempre col cocente ricordo della Calabria lontana e lontana per sempre.” come dice lo storico dell’emigrazione calabrese A.Placanica
Ma la casa restava lì, ad aspettare un ritorno quasi sempre impossibile.
E che l’emigrazione sia stata e sia ancora parte viva della realtà del paese ecco la testimonianza: nella zona centrale, accanto alla vetrina di una botteguccia che offre un po’ di tutto, poco di tutto, resiste ( l’ho fotografata nel 2008) questa tabella un po’ rugginosa, ma ancora è lì: è della Compagnia di Navigazione Italia, si affiggevano qui gli avvisi delle partenze per l’America… solo le partenze.
Chissà se sono stati emigranti questi signori che chiacchierano davanti alla scalinata candida della bella Collegiata della Maddalena.
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